di Nicola Cereda
“They are not long, the days of wine and roses” (Ernest Dowson)
I giorni fuggono apparentemente inutili quando non dannosi. Calpesto di corsa il solito sentiero del weekend col cuore in gola tra gli spari di improbabili cacciatori d’animali domestici abbandonati in un ambiente antropizzato alla saturazione. Steve Wynn urla come un ossesso nei miei auricolari “I’m just trying to remember the days of wine and roses” e forse anch’io sto cercando di fare lo stesso. “The days of wine and roses” (parafrasando, i giorni di gioia e prosperità) è il titolo del folgorante album d’esordio datato 1982 dei Dream Syndicate, band californiana capostipite del movimento Paisley Underground. Nel convulso e tiratissimo brano che chiude il disco, c’è Lei di nuovo in pedi sul davanzale che minaccia di farla finita mentre Lui, additato da tutti quale responsabile del drammatico epilogo, osserva la scena distrattamente, impegnato a recuperare brandelli dei bei tempi andati. L’autore si è rifatto in tutta probabilità all’omonimo film del 1962 sul dramma di una coppia di alcolisti per la regia di Blake Edwards, a sua volta remake di un ben più intenso film per la TV prodotto nel ’58 dalla CBS.
Medito su tutto questo mentre, a fine corsa, stappo una bottiglia di “Amore e Psiche”, Langhe Nebbiolo DOC 2017 dell’azienda “Il Vino e le Rose”. Quando una coppia cerca di psicanalizzare i sentimenti, l’amore fugge a gambe levate e viceversa. Nella fiaba di Apuleio, la bellissima Psiche si abbandona al suicidio (poi sventato dai più benevoli tra gli Dei) sfinita dalle prove impossibili impostele da Venere, gelosa di tanto fascino. E allora perché utilizzare questi nomi che allontanano l’immaginazione da qualsiasi forma di edonismo etilico? Che poi le Langhe saranno pure il luogo da visitare nel 2019 secondo la Lonely Planet, ma se dovessi giudicare esclusivamente dal carattere dei suoi vini più rappresentativi, l’impressione è che da quelle parti non ci si diverta granchè.
Inutile nascondersi dietro un dito, il giovane nebbiolo è scontroso come pochi. Rimugino anche su questo mentre butto giù il primo bicchiere che con mia grande sorpresa, si rivela di una piacevolezza tale da rasentare la ruffianeria. Niente angoli o spigoli ma una bella trama di fruttini rossi, tondi e maturi da far scrocchiare in bocca. Buonissimo ora e qui, senza se e senza ma. La produzione di questa chicca è da garage. Mezzo ettaro di vigna vecchia (un impianto degli anni cinquanta) ubicata nella frazione di San Giuseppe all’interno del comune di Castagnito (Cuneo) e coltivata in regime di lotta integrata per una resa di 65 quintali per ettaro.
L’uva vendemmiata a metà ottobre e acquisita dall’azienda “in continuità con la vecchia produzione di due nostri soci” (come recita il sito aziendale) viaggia per un centinaio di chilometri fino a raggiungere la cantina di Momperone (Alessandria) ai piedi dei Colli Tortonesi, dove fermenta in acciaio senza l’aggiunta di lieviti (e 30mg/l di solforosa totale), per andare a colmare, dopo una sosta di 6 mesi in tonneau, circa tremila bottiglie poste in vendita al prezzo sorgente di 12 euro. Un vino che si beve facile e senza pensieri, che coccola benevolmente le papille gustative senza pretendere il cibo giusto, il momento giusto, il posto giusto e la compagnia giusta. Un nebbiolo che a due anni dalla vendemmia svela il suo volto più gioioso e rubicondo strappando un sorriso e un attimo di fugace serenità. Mentre scrivo arriva la versione 2018 a confermare quanto di buono già detto per l’annata precedente. E’ vero, il tannino è appena più ruvido ma concediamogli qualche mese in bottiglia e sarà di nuovo primavera. E poi godiamone in fretta poiché non durano a lungo, i giorni del vino e delle rose.
Cogli la mia rosa di domani e di ieri
La proteggerai dai miei giorni più amari
La conserverai per i tuoi giorni più scuri
(Biagio Carlomagno: “La guerra no!”)
NICOLA CEREDA
Brianzolo. Cantante e chitarrista dei Circo Fantasma col blues nell’anima, il jazz nel cervello, il rock’n’roll nel cuore, il folk nella memoria e il punk nelle mani. Co-fondatore di Ex-New Centro di arte contemporanea. Project Manager presso una multinazionale di telecomunicazioni. Runner per non morire. Bevo vino con la passione dell’autodidatta e senza un preciso scopo. Ne scrivo per non dimenticare e per liberarmi dai fantasmi delle bottiglie vuote.